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Stella polare

(Le cose che non sapevamo di Harald)

Stars Saga - 5

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Che cosa si è disposti a fare, per amore di una donna? E cosa, per amore di un fratello?

Harald Kuehn ha ventidue anni e una vita apparentemente favolosa: italo-austriaco di Innsbruck, è passato dal suonare la chitarra nel garage di amici, a esibirsi davanti a milioni di persone. Col fratello gemello Thorger e gli altri componenti della band Supernova, ha lasciato l’Austria per trasferirsi a New York, tra celebrità e tappeti rossi. Ha uno stuolo di donne che lo vogliono. Ha milioni di fan che lo adorano. Ha un gemello col quale è sempre stato in connessione profonda. Ma basta una sera perché tutto cambi, per aprirgli gli occhi e fargli ammettere che molto di ciò che ha è soltanto apparenza: Thorger muore durante una notte di eccessi! Per ottantasette secondi il suo cuore cessa di battere ed è come se anche quello di Harald si fermasse, per poi ricominciare a pulsare insieme ma in modo diverso.
Thorger lascia quel mondo dorato ma nero, per ritrovare sé stesso e decide di andare in Italia, a Genova, come studente erasmus; Harald lo segue, lo supporta come ha sempre fatto da quando il padre, da bambini, se ne andò di casa.
E là, da rockstar in incognito, Thorger conosce Lisa, una delle sue coinquiline. La vita dei due fratelli è colpita in pieno da questo incontro che cambierà per sempre le loro esistenze e il rapporto che hanno avuto sino a quell'istante.

“Avevo letto che esistono lame, di cui non ricordavo il nome, che quando penetrano nella pelle tagliano e quando escono la strappano: era così che mi sentivo quando venivo dilaniato contemporaneamente dal desiderio per Lisa e dal senso di colpa verso mio fratello.”

"Stella polare" è uno spin-off nato dalla "Stars Saga" ("Come la coda delle comete"; "Black Hole"; "Supernova"; "Pulsar"), la cui storia viene narrata dalla viva voce di Thorger e Lisa.
Questa è la storia di Harald, la sua vita, che inizia prima degli eventi narrati in "Come la coda delle comete".
È per tutti quelli che hanno amato la "Stars Saga", per chi vuole scoprire cosa ne sia stato degli altri personaggi una volta chiusa l’ultima pagina di "Pulsar"; e anche per chi non ne ha ancora letto nulla e vuole accostarsi alla saga da un differente punto di vista.

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Estratto:

Stasera eravamo in discoteca, la prima volta che Thorger vi metteva di nuovo piede dopo essere morto. Non lo stavo perdendo di vista un attimo, anche se cercavo di non farglielo capire. Preferivo che si mettesse alla prova lì, con me vicino, che a New York.

Stavo parlando con Alessandro e con gli altri ragazzi erasmus a cui faceva da tutor, mentre Thorger era distante pochi metri attorniato da ragazze.

Eravamo uguali fisicamente, nonostante i nostri look differenti, ma la sua aria tormentata attirava donne a frotte! Era più di un anno che non faceva sesso, se non con sé stesso; e ogni ragazza del luogo sembrava accorgersene perché lo attorniavano come se volessero salvarlo e, naturalmente, più lui faceva lo schivo, più quelle insistevano. Per mesi era stato in rehab e lì non avrebbe potuto far sesso nemmeno volendo; poi, quando ne era uscito, aveva continuato a praticare la castità. Essere morto nel letto di un’orgia l’aveva sconvolto al punto da non riuscire più ad andare con una donna! Il Sesso per lui era diventato qualcosa di negativo e la psicologa aveva detto che ci sarebbe voluto del tempo e, soprattutto, la ragazza giusta, prima che si sbloccasse. Da una parte temevo che diventasse un eremita, dall’altra c’era il rischio che, una volta ridato il via, non sapesse fermarsi come aveva fatto prima, quando il sesso, come l’alcol e la droga, era diventato solo qualcosa con cui riempire un buco nell’anima.

In questi giorni l’avevo visto sereno, come non capitava da un bel po’. L’aria di Genova e lo studio gli stavano facendo bene, ne ero davvero contento.

Gettai ancora un’occhiata su di lui e gli feci il nostro cenno d’intesa chiedendogli se avesse bisogno di aiuto per disperdere le fan, ma lui mi rassicurò con un altro dei nostri gesti in codice. Due di quelle che gli stavano sbavando addosso me le sarei fatte volentieri! Però anch’io non ero più così attivo come prima, mi sentivo inquieto e non volevo certo ridurmi, per noia, come s’era ridotto mio fratello. Mi ero lasciato tentare dalla bellezza italiana ma adesso dovevo mettere un freno! Non ero qui in Italia per sollazzarmi ma per supportare mio fratello, visitare bei posti e soprattutto concentrarmi su nuove melodie.

Quel mio proposito andò a fanculo tre minuti dopo, quando posai gli occhi su una ragazza appena entrata nel mio campo visivo, che parlava con Alessandro con una disinvoltura che mi fece supporre che fossero ottimi amici.

Era splendida ma il mio mondo era pieno di donne bellissime! Però questa era bella in un modo che non riuscivo ad afferrare, a catalogare; era magnetica, aveva qualcosa che m’impediva di staccarle gli occhi di dosso, la fissavo non per fare lo scemo con lei ma per cercare di capire cosa mi stesse attirando a tal punto. Non capivo! A una seconda occhiata dovetti ammettere che, oggettivamente, avevo conosciuto certamente donne più belle di lei: modelle, star! Ma quelle avevano dietro un intero staff che curava il loro aspetto mentre questa era una ragazza normale, probabilmente anche lei una studentessa e stasera non era manco in tiro, palesemente, persino nostra madre si sarebbe vestita meglio per andare a fare la spesa, figurarsi per una serata mondana! Era in jeans, maglia nera e ballerine. Sembrava uscita da casa per comprare il latte. Non aveva un centimetro di pelle esposta a parte la faccia e le mani, eppure brillava come una stella! Probabilmente sarebbe stata accecante con un vestito degno di nota e una messa in piega! Anzi, no, la piega non serviva: aveva una massa di capelli castani, a onde, sotto le luci si accendeva di riflessi caldi, che mi fece prudere le mani per la voglia di infilarcele dentro. Le punte dei capelli arrivavano sin oltre metà schiena e portavano lo sguardo a scendere su un fondoschiena pronunciato, perfettamente equilibrato col sopra anteriore; almeno, era quello che riuscivo a dedurre dalla stoffa aderente degli skinny e della maglietta. Se era truccata, era davvero qualcosa di leggero perché aveva un viso fresco in cui potevo vedere chiaramente l’opera di Madre Natura e non del make-up.

La stavo fissando imbambolato da un minuto quando si voltò verso di me e incrociò i miei occhi per la prima volta. I suoi erano di un azzurro carico, contrastavano coi capelli scuri e la pelle chiara. Cazzo! Erano due frecce, sembravano capaci di colpirti proprio al centro. Distolse subito lo sguardo mentre Alessandro continuava a parlarle, forse di noi erasmus.

Il mio sospetto fu confermato qualche secondo dopo quando lui iniziò a presentarle gli altri ragazzi con cui anch’io stavo chiacchierando sino a un attimo prima.

Mi avvicinai immediatamente per essere incluso nelle presentazioni. Lisa! Si mise a parlare con noi, in inglese e fu molto gentile. Le guardai subito la mano sinistra ma non vidi nessun anello, perlomeno non era fidanzata. Ne aveva uno all’anulare destro ma le spiegazioni erano molteplici e mi lasciavano spazio di manovra.

Naturalmente nel giro di pochi minuti avevo preso in mano la situazione e gli altri si erano defilati, probabilmente stavo emettendo tanto di quel testosterone da intimidire ogni possibile pretendente. Questa ragazza la volevo io! Si girò un momento quando l’ultimo, un francese, annunciò che andava al bar; le chiese se volesse qualcosa ma lei rifiutò. Rimanemmo soli e dopo un momento di esitazione guardò di nuovo me. Sembrava a disagio. Bene, le facevo effetto!

Ero abbastanza esperto di donne, ormai, da saperle catalogare dopo poche parole. Che non era una facile lo si vedeva lontano chilometri; ma non era nemmeno una santarellina, aveva troppo fuoco nello sguardo; e non era neppure una di quelle che fa la sostenuta mentre in realtà non vede l’ora di saltarti addosso: il suo sguardo era troppo diretto, sincero, per appartenere a un’ipocrita.

Quegli occhi mi stavano ossessionando, li volevo dentro ai miei, con me dentro di lei! Dovevo darmi una calmata ma non ci riuscivo, non con quei suoi occhi addosso.

“Allora, ti trovi bene qui?” chiese.

Non avevo ancora detto che conoscevo perfettamente l’Italiano, perciò stavamo continuando a parlare in inglese. Lo parlava abbastanza bene ma non certo come me, quindi stavo componendo le frasi nel modo più semplice in assoluto. Non era nemmeno il momento di dirle che io non ero un erasmus: finché pensava che lo fossi probabilmente si sarebbe sentita in dovere di essere accogliente come il suo amico. Bene, mi sarei giocato ogni carta disponibile!

“Sì, è stato facile!”

“Hai già visitato qualcosa?”

“Solo qui in giro. Il Centro storico è unico! Vorrei fare il giro delle Cinque Terre, prima o poi.”

“Meritano davvero, anche se probabilmente questa non è la stagione adatta. Dovresti aspettare aprile, meglio, maggio!”

“Aspettare… la Pazienza non è mai stata una delle mie virtù!” mi avvicinai a lei, tanto da sentire il suo profumo e la cosa diede il colpo di grazia al mio senso della Decenza. Non riuscivo a ragionare vicino a lei! Non ero abbastanza a contatto per percepire l’odore della sua pelle e, quello che sentivo, sembrava più il profumo dello shampoo alla frutta, ma mi fece comunque molto effetto.

Lei resse il mio sguardo, poi, per un istante solo, mi guardò le labbra “E ne hai altre di virtù, immagino...”

Non capivo se ci stesse provando o se mi stesse prendendo in giro. Forse entrambe le cose! Ero abituato a non essere mai rifiutato: donne che facevano le sostenute, sì, ma mai nessuna che non mi volesse. Quindi mi buttai! Mi avvicinai ancor di più al suo fianco, per sussurrarle all’orecchio “Ho una serie di virtù che vorrei farti conoscere... sono un ragazzo pieno di sorprese!”

Lei non si scompose, non arretrò ma esitò un istante prima di chiedere “Quale, ad esempio?!”

Stava giocando con me, come il gatto col topo. Doveva essere abituata anche lei a scrollarsi i pretendenti di dosso. Le piaceva giocare, bene! Ma io non ero un topolino inconsapevole e debole! Se volevo, sapevo essere un cacciatore “Per esempio, parlo la tua Lingua!” dissi, in italiano.

Mi fissò un lungo istante e poi un sorrisetto le increspò le labbra, che erano piene senza essere volgari, favolose, le volevo su di me, soprattutto su una parte sensibile “Non credo che sia una virtù!”

“Potrei spiegarti meglio se mi lasciassi accompagnarti a casa... mi ci vuole più tempo!”

“Penso che le Virtù abbiano più a che fare coi Santi, che con le tue intenzioni!” ironica.

“Le mie intenzioni sono molto buone… e molto piacevoli!”

Mi fissò, trapassandomi con quello sguardo blu “Non penso che Alex intendesse questo, quando mi ha chiesto di essere gentile con gli studenti stranieri!”

Adoravo già il suo senso dell’Umorismo “Ma io non voglio che tu sia gentile, con gli altri! Voglio che tu sia selvaggia, con me! E scommetto che lo sei!”

Inspirò forte, come se alla fine l’avessi sorpresa e avrei giurato che fosse un po’ arrossita, ma era difficile esserne certi con i riflessi delle luci stroboscopiche poco distanti. Immaginarla imbarazzata, per me, portò la mia eccitazione a livelli massimi, offuscando maggiormente il mio raziocinio. Cazzo, di solito ero mooolto controllato con le donne, le trattavo come se gli stessi facendo un favore a considerarle o scoparle!

Se non mi controllavo, mi sarebbe venuta un’erezione lì in quel momento, come un tredicenne. Imbarazzante! Ecco, non ero solito imbarazzarmi, in fatto di donne.

“Sono un po’ fuori allenamento, forse in Austria si usa essere così diretti. Non mi piacciono i giochetti quindi chiarisci: mi stai proponendo di venire a letto con te?!” altrettanto diretta.

“Mi va bene qualunque posto, con te! Il divano, la vasca da bagno, il tavolo della cucina...”

“E se avessi questa occasione, cosa faresti?!” serissima.

“Di queste cose non si parla. Si fanno e basta!” sussurrai.

“È per questo che sei qui in Italia? Guarda che quando ti hanno detto che avresti fatto esercizio con la Lingua, non intendevano quello che stai pensando!”

Scoppiai a ridere. Adoravo già il suo sarcasmo pungente, rivelava un gran cervello “No, non sono in Italia per questo! Ma non posso resistere a una tale meraviglia!” e non stavo mentendo.

“Lo dici a tutte le ragazze, vero?! E ci cascano, perché sei carino!”

“Non lo dico mai, invece!” nemmeno stavolta mentivo. Non avevo bisogno di sospingere qualcuna verso il mio letto, bastava invitarle o accettare il loro invito.

“Non ti credo!” seria “Quelli come te spezzano più cuori di quanti cristalli possa frantumare un terremoto!”

“No, non sono uno che inganna!” e non mentivo neppure adesso. Le donne mi volevano anche quando chiarivo che per me era solo una notte e via. Se poi si illudevano o decidevano di volermi salvare, era affar loro “Carino?!” la punzecchiai.

Lei sollevò gli occhi al cielo ma sorrideva divertita “Per amor di cronaca, diciamo: bello!”

Mi avvicinai ancor di più al suo orecchio e le causai un brivido ma di nuovo non arretrò “Tu sei bellissima! La ragazza più bella su cui abbia posato gli occhi… e ne ho viste molte, di donne splendide!”

“Sì, lo dici a tutte, è certo!”

“Non ho bisogno di mezzucci e non sono un bugiardo!” le stavo praticamente sussurrando all’orecchio e quell’odore fresco di frutta, fra i suoi capelli, mi sembrava quello dei giardini del Paradiso.

“Non ci si può fidare di un ragazzo così bello e così palesemente sicuro di sé!” sprezzante.

Quanto ancora voleva giocare? Io ero stufo, volevo che smettessimo di girarci intorno, era lampante l’attrazione che stavamo provando l’uno per l’altra, l’aria era elettrica intorno a noi e non era possibile che fosse solo per via del mio testosterone “Ti voglio, adesso! Stanotte. Tutta la notte!”

Si staccò da me quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi e per un istante, dai miei, scese di nuovo a guardarmi le labbra. Era fatta! Le piacevo, indubbiamente, il linguaggio del suo corpo me lo stava urlando, come anche l’alchimia che avevo avvertito da subito.

Riportò lo sguardo nel mio “Non è quello che cerco!” e se ne andò, uccidendomi.

Merda!

Com’era possibile?

Dove avevo sbagliato?

La guardai allontanarsi, con un dolore sordo nel petto e non era per il rifiuto in sé, non era a causa del mio orgoglio ferito. La volevo davvero! Dovevo averla, a tutti i costi! Desideravo avere di nuovo quello sguardo blu nel mio e sentirle dire che ero ciò che voleva. Desideravo ancora ribattere a tono alla sua lingua tagliente! Volevo sentirla dimenarsi sotto di me!

Mi girai verso Thorger per raggiungerlo, anche se non era il periodo adatto, per lui, per ascoltare i miei deliranti piani di conquista; ma T non guardava me, stava guardando Lisa che si allontanava tra la folla e non distolse lo sguardo da lì per un bel pezzo.

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