Paola Garbarino - Romanzi
Come la coda delle comete
(Le cose che non sapevamo di noi)
Stars Saga - 1
Lisa è una studentessa universitaria genovese, appena uscita da una lunga e travagliata storia d'amore. Thorger è uno studente erasmus, austriaco, che si fermerà in Italia soltanto pochi mesi. Lei ha un oscuro segreto; lui ne ha più di uno ed è una rockstar in incognito, con un fratello gemello, Harald, che sembra avere tutte le intenzioni di conquistare Lisa per primo. Le cose che non sanno l'uno dell'altra saranno quelle che li avvicineranno, ma, al tempo stesso, che rischieranno di dividerli. Amore, equivoci ed eros si mischiano in una storia narrata a due voci.
Lisa: "La nostra storia, come la coda delle comete, si era spogliata pian piano, impoverendosi; e forse, alla fine, era entrata in collisione. Preferivo pensare allo scontrarsi, piuttosto che al dissolversi: c’era passione in una collisione, mentre lo svanire mi metteva soltanto una grandissima tristezza..."
Thorger: "Non saremmo in grado di vivere pensando che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo! Sarebbe troppo intenso. Non lo sopporteremmo! Io avevo vissuto intensamente e il risultato era stato che ero morto, anche se poi il defibrillatore o Dio o chi per lui mi aveva rimandato indietro..."
Estratto:
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Non avrei dovuto essere sorpresa! Ero stata io a lasciarlo e lui aveva combattuto, non era mai stato d’accordo, aveva accettato la mia scelta soltanto quando mi aveva vista in pezzi. In frammenti dei pezzi!
Riuscivo a immaginarlo con abbastanza alcol in corpo e il telefono in mano, a digitare un messaggio dopo l’altro, sempre più nervoso e irato perché non gli rispondevo. Odiavo la Tecnologia invadente che gli dava la conferma che avevo ricevuto e letto i messaggi!
Io non gli risposi. C’eravamo già detti tante cose, a mio dire tutte. Non avrei saputo cos’altro aggiungere, se non ripetere il concetto che per me era finita. Non c’era nulla che potessi dirgli che lo avrebbe fatto stare meglio, perché non potevo dargli quello che voleva e, anche se avessi voluto, come le decine di volte in cui c’eravamo dati una nuova possibilità, non avrebbe funzionato. La mia concezione dell’Amore era decisamente mutata stando insieme a Jack: si avvicinava sempre a quella del Romeo e Giulietta, ma ero consapevole che la storia dei due amanti del destino fosse stata cristallizzata nel momento migliore, quello verde e oro, come una forma di vita fermata nell’ambra. Dubitavo che avrebbe resistito alla quotidianità, almeno, non in quel modo! L’idea romantica che l’Amore vincesse su tutto, che bastasse a sé stesso, si era scontrata con la mia realtà. Lo avevo amato davvero e lui aveva amato me, ma non era bastato. Dannazione! Eravamo due spiriti affini, ma al tempo stesso il nostro modo di concepire e vivere la vita era troppo diverso. Eravamo cresciuti in due direzioni opposte. All’inizio avevo adorato il suo modo di essere sfuggente, l’incertezza causata dai suoi comportamenti lunatici non faceva che alimentare il mio desiderio di lui, ma poi quello che mi era piaciuto di più era diventato una debolezza. Adesso avevo bisogno di stabilità, di poter immaginare un futuro stabile, non quel tira e molla logorante! E quello che era accaduto alla fine, poi, aveva distrutto, in me, qualunque possibilità di restare insieme.
Mi decisi a metter via lo smartphone e diedi una rinfrescata alla stanza per Thorger.
Alex si affacciò sulla soglia, con ancora la faccia assonnata “Allora abbiamo un nuovo coinquilino?!”
Misi le mani sui fianchi.
“Che cosa ho fatto??”
“Non è colpa tua, però ho fatto una figuraccia.”
“Quale?”
“Potevi dirmi che aveva un gemello e che era quello che mi hai presentato ieri sera.”
“Non te l’ho detto? E tu non l’hai visto? Cazzo, Lisa! Sono due schianti, possibile che non li noti nemmeno più, i bei ragazzi? Era a cinque metri da suo fratello.”
“Li noto!” piccata.
Lui mi rifilò la faccia di quello che non se la beve.
“Il più delle volte!” rettificai.
“Qual è il problema? È troppo bello? Guardarlo ti fa male alla vista? O è perché sono due? Guardarli insieme è da colpo apoplettico? Ok, gli chiederemo di non invitare mai qui anche suo fratello. Magari uno alla volta ce la fai!”
“Stai per morire!”
Mi rifilò il sorrisino tagliente “Lo sfregiamo?” continuò imperterrito.
La mia posa con mani sui fianchi ed espressione imbronciata raggiunse l’apice ribattezzato dai miei amici da Duce “Il caro Harald, di cui ieri non avevo nemmeno capito il nome, mi ha fatto una proposta indecente. E oggi ho scambiato Thorger per lui!”
Alex iniziò a sghignazzare.
“Cosa mi sono persa?” si affacciò anche Diana, in accappatoio.
“Tutte le ragazze della facoltà avrebbero voluto essere al tuo posto!” disse Alex, quasi in lacrime “E invece ti offendi!”
“Stai per fare una brutta, bruttissima, fine!” lo minacciai e lui si piegò dal ridere.
Diana passava lo sguardo da me a lui “Oh, mi sono davvero persa qualcosa di grosso, se Liz è alle minacce!” ghignò pure lei.
“L’austriaco voleva una notte e via con Lisa!” le spiegò, ancora sghignazzando.
“Il nuovo coinquilino? Ci siamo messi un maniaco in casa?!”
“Ci rinuncio! Devo andare a prenderlo. Spiegaglielo tu!” mi chiusi la porta di casa alle spalle che ancora sentivo lo sghignazzo di Alex. Lo detestavo quando faceva così, se la vittima ero io!
Quando arrivai in San Lorenzo, Thorger era già per strada, con un’enorme valigia, di quelle marche che dovevano costare quanto sei mesi d’affitto, se era autentica.
Mi venne subito incontro mentre scendevo dall’auto “Grazie!” fu la prima cosa che mi disse “Sei davvero gentile!”
Aveva un sorriso contagioso e, di conseguenza, anche le mie labbra si piegarono in su.
Poi vidi arrivare suo fratello, che ne portava un’altra altrettanto grande con estrema scioltezza come se non pesasse niente e il sorriso mi scese. Alla luce del sole potevo vedergli i muscoli tendere la maglietta attillata, vista che solleticava sempre i miei ormoni. Guardandoli insieme, mi accorsi che Thorger aveva un fisico più asciutto, ma, se entrambi avessero indossato una maglia non aderente e a manica lunga, la differenza non sarebbe stata avvertibile; Harald, oggi che glieli vedevo sciolti, aveva i capelli più lunghi, dello stesso castano del fratello, ma la sua barba era biondo scuro, come anche le sopracciglia.
In effetti, come aveva detto Alex, erano due schianti, anche se: il look li differenziava parecchio, erano chiaramente tinti e la barba era per me un deterrente!
Che girassero in t-shirt a gennaio non aiutava la mia corteccia cerebrale a non farsi aggirare dagli impulsi che il mio ipotalamo, sede dell’Istinto, continuava certamente a emettere! La maglia di Harald era aderente al punto che avrei potuto contare i solchi fra gli addominali e doveva averne indubbiamente parecchi! La cosa mi stava facendo regredire a uno stadio primitivo!
Era affascinante vedere quella faccia spettacolare sdoppiata e animata da due sguardi decisamente diversi. Fui colpita dalla sensazione che fossero differenti quanto il Giorno e la Notte!
Harald venne avanti con un modo di fare spavaldo, come se la sera prima non fosse stato rifiutato.
Tra i due, quella imbarazzata ero io. Quella bellezza così sfacciata mi metteva a disagio, mi sentivo debole dinnanzi al lavoro del mio istinto.
“Ciao!”
Ricambiai il saluto, probabilmente arrossendo. Dannato ipotalamo!
Ora che li sentivo entrambi contemporaneamente, mi accorsi che persino la voce e l’accento erano davvero simili, probabilmente se avessi parlato con uno alla volta non mi sarei accorta della differenza.
Non li conoscevo, però mi pareva chiaro che, nonostante tra i due quello più esibizionista sembrasse Thorger, (e lo doveva essere, perché uno che si veste in quel modo vuole attrarre l’attenzione), era Harald quello sicuro di sé. Thorger aveva qualcosa nello sguardo che mancava al fratello: una luce più dolce e più fragile.
“Prendo l’ultima e ci sono!” annunciò Thorger, avviandosi.
“Non viaggia leggero!” mi lesse nella mente Harald.
“E poi dicono delle donne!”
Seguì un lungo attimo di silenzio, in cui cercai di guardare ovunque tranne che verso di lui.
“Che coincidenza!” fece “Coinquilina di mio fratello!” sembrava si stesse divertendo un mondo.
“Già!”
“Spero che non ti sei offesa, ieri sera!” diretto, inchiodandomi con lo sguardo, che era magnetico come quello del suo gemello; e perdendo la battaglia contro il Congiuntivo. Sembrava meno ferrato del fratello, ma di certo alle altre ragazze non importava, visto che probabilmente parlava ben altro tipo di linguaggio che non richiedeva affatto l’uso corretto della Coniugazione dei Verbi italiani.
“Ti sia!” mi uscì prima di mettermi un filtro di cortesia. Harald mi faceva quest’effetto!
“Allora ti sei offesa!” fece un sorrisetto che mi fece sentire a nudo.
“Non mi hai offesa!” mi affrettai a rispondere, però sapevo che non era del tutto vero “Non avrei dovuto correggerti! Ma voglio fare l’insegnante e mi viene spontaneo!”
“Sono qui per imparare. Mi fa piacere se mi correggi!” lo disse con un tono e con uno sguardo che sembrò intendere che avesse piacere che gli facessi tutt’altro. Fugò ogni possibile dubbio aggiungendo “Potresti darmi lezioni private...”
“Fai sempre così?” lo avevo già chiesto al fratello, non sapevo perché mi fosse uscito, avrei dovuto ignorarlo e parlare del Clima.
“No!”
Lo incalzai con lo sguardo.
“Mi sembravi interessante… alla luce del giorno anche di più!”
Non era quello che mi aspettavo da uno che era stato rifiutato e che, palesemente, non doveva essere abituato ai rifiuti. Lo fissai un lungo attimo, senza sapere che dire. Non sapevo se apprezzare la sua sincerità o forse era semplicemente arroganza. Una parte di me si gongolava, un’altra si dava della stupida perché probabilmente era solo un’ennesima tattica. Però potevo essere sincera anch’io, forse era meglio chiarire la situazione con tatto, dato che, probabilmente, essendo fratello del mio nuovo coinquilino avrei dovuto vederlo spesso. Avrei preferito ignorare la questione, ma visto che l’aveva sollevata era meglio risolverla “Anche tu sembri interessante!” ammisi.
“Ma quello che ti ho offerto non è quello che cerchi…” mi provocò.
“E quello che cerco non è ciò che cerchi tu, palesemente!”
“A me andrebbe benissimo, sono aperto alle novità!” rise, una risata leggera, affascinante.
Ci stava provando di nuovo e stavolta sembrava propormi più di una notte; era solo una tattica, certamente, non ero così stupida da cascarci... però, Diavolo! Potevo anche farmi tentare da una faccia e un corpo come quelli! Ma cosa avrei provato sapendo che non provava niente per me, solo attrazione fisica? Che io o un’altra ragazza altrettanto carina saremmo state la stessa cosa? “Nessuna donna cerca davvero un’offerta come quella di ieri sera!”
“Devo dissentire!” con un sorrisetto sornione.
“Se accetta, è solo perché pensa di ottenere di più, di essere quella speciale che ti cambierà!” spiegai il mio punto di vista.
“Ti assicuro che ci sono donne che non vogliono l’Amore!”
“Mentono!”
“No! Forse sei tu a essere un’inguaribile romantica!”
“Probabilmente è vero! E ne vado fiera.”
“E probabilmente gli animi romantici sono quelli che soffrono più di tutti gli altri!” raggelandomi.
Lo fissai un lungo attimo.
“Quindi, era solo la mia offerta a non interessarti…” con un dannato sorrisetto da canaglia.
Che bastardo! Mi aveva fregata!
Il ritorno di Thorger mi tolse da questa situazione e provai un vero moto di sollievo quando lo vidi comparire con la sua terza valigia, anche se dubitavo di riuscire a farle stare tutte in macchina.
Harald continuò a fissarmi da sfrontato anche quando io diressi lo sguardo sul fratello. Sentivo i suoi occhi bucarmi la pelle!
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