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Recensione di Apri gli occhi e comincia ad amare di Elle Eloise, a cura di Paola Garbarino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Apri gli occhi e comincia ad amare è uno di quei romanzi scoperti per caso (quando ancora era auto pubblicato col titolo Vite di passaggio) e che poi ti entrano nel sangue per non uscirne più, una storia di redenzione, di speranza, di seconde possibilità, di amore capace di curare le ferite dell’anima. Personalmente ho acquistato il libro attratta dalla trama e dal sottotitolo (come scomparire completamente) perché lasciava presagire una certa dose di mistero mischiata al rosa e le mie aspettative non sono state affatto deluse. Non avevo mai letto altro di questa self-publisher ed è stata una piacevole sorpresa! Quando è stato ripubblicato con una casa editrice, l'ho riletto.
Già dalle prime pagine ci si ritrova a discendere catarticamente verso gli abissi personali dei due giovani protagonisti, con la sensazione che, come per il viaggio dantesco, anche in questo caso dopo l’Inferno (che ci viene svelato tramite flash back o dalla vivida voce dei personaggi) si stia passando per il Purgatorio, con la speranza di raggiungere l’Empireo. È necessario raggiungere il fondo, anzi scavare, per essere pronti a risalire: tirare tutto fuori, sputare pezzi d’anima sanguinanti, è dovuto, per essere pronti a vivere e non sopravvivere soltanto, a innamorarsi, ad affidare la propria felicità nelle mani dell’altro. Sara e Isaak sono l’uno il virgilio dell’altra, due spiriti affini che s’incontrano e che da subito penetrano vicendevolmente nella vita dell’altro, sino ad essere talmente avvinti da non potersi districare. Ma il viaggio non è semplice ed è doloroso, perché, prima di essere due, bisogna essere uno, saldo e consapevole, l’altro ci può solo accompagnare ma non può fare il percorso di rinascita al posto nostro, nemmeno se ci ama, perché ognuno è destinato a portare la propria croce.
Sara ha riempito il proprio corpo coi piercing e Isaak coi tatuaggi, nell’illusione di detenere il controllo su qualcosa, di farsi del male autonomamente, quel tipo di sofferenza auto inflitta che ci fa sentire, attraverso le terminazioni nervose, che siamo vivi; ma, nel confronto dell’altro, che fa da specchio, comprenderanno che quel controllo è appunto, soltanto un’illusione, una maschera, un muro eretto nei confronti del prossimo. Soltanto lasciando all’altro la capacità di guardarci dentro, di conoscerci veramente, può iniziare il processo di guarigione. Non a caso, una delle scene più toccanti, sensuale ma al tempo stesso pulita, è quella in cui Sara si spoglia davanti a Isaak per lasciargli vedere le cicatrici che le deturpano il corpo. Non è sesso, è l’abbandono all’altro, la fiducia, da parte di Sara; e l’accettazione dell’altra, da parte di Isaak.
La storia è originale, mai banale, intrigante, con momenti molto intensi; lo stile è fresco e scorrevole, pulito, lucido ma non disincantato, mai pesante nemmeno nei momenti più tragici; invoglia ad andare avanti per scoprire cosa ne sarà dei personaggi; questi ultimi sono ben caratterizzati, soprattutto attraverso l’introspezione psicologica visto che la storia è narrata dalla viva voce dei due protagonisti principali. Una serie di comprimari arricchisce il mondo in cui si muovono Sara e Isaak, tutti personaggi tratteggiati con tale cura e veridicità che ci sembra, alla fine, che siano reali, che siano anche amici nostri, lasciandoci la sensazione di essere davvero entrati nelle loro vite, di voler scoprire che cosa stiano facendo adesso.
Una storia d’amore non soltanto tra due esseri umani che hanno il privilegio di trovarsi, ma di amore verso la Vita stessa, quella vita che alimenta la speranza laddove la morte, invece, porta via tutto a parte i ricordi. Un libro adatto per chi desidera immergersi in una storia profonda che non sia la classica commedia rosa, bensì quella come la intendevano gli antichi: una storia irta di ostacoli su cui brilla il lieto fine! Consigliata alle persone che riescono a vedere una luce anche nel Buio, e a quelle che hanno bisogno di essere accompagnate per mano nei meandri d’ombra del dolore per poi uscire fuori al sole!
Pur essendo autoconclusivo, il finale lascia intendere che la prossima storia riguarderà uno dei comprimari, Paolo, un personaggio intenso e a sua volta misterioso.
Decisamente migliore di tanti altri romanzi definiti casi editoriali! Da tenere con sé e rileggere quando perdiamo la speranza!

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5/5 stelle, una perla!

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