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Black Hole

(Le cose che non sapevamo di noi)

Stars Saga - 2

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Continua la storia d'amore tra Lisa e Thorger, iniziata in "Come la coda delle Comete". Dalla semplice vita da universitaria genovese, Lisa si ritrova catapultata a New York, nel mondo da rockstar dei gemelli austriaci Thorger e Harald Kuehn, noti come T e Ra Stark della band Supernova. Sono state le cose che non sapevano l'uno dell'altra a renderli pronti a innamorarsi, ma il viaggio è appena cominciato ed entrambi iniziano a capire che l'Amore da solo, a volte, non basta! Thorger si porta ancora appresso parte dei tormenti che l'hanno precedentemente portato alla morte; Lisa deve vivere nella sua ombra perché, da contratto, lui non può dichiararsi sentimentalmente impegnato; e la presenza di Harald prende sempre più forza, turbando equilibri precari. Il passato di Thorger, nella figura della modella Astrid, si ripresenta. Alex e Diana, gli storici amici di Lisa, l'attendono a Londra per iniziare una nuova vita. Ancora una volta, Lisa e Thorger dovranno lottare per mantenere intatto il loro personale miracolo. 

Lisa: La sua gelosia ha inghiottito la nostra storia... Non voglio che ci consumiamo come la coda delle Comete! Non voglio che ci annientiamo dentro al Buco Nero delle nostre paure! Voglio che siamo Stelle, fulgenti, più splendenti del Sole, come una Supernova! 

Thorger: Il Destino non poteva farci questo! Non poteva averci fatto incontrare per poi separarci così! Il mio cervello mi catapultò, assurdamente, a una delle scene più intense del Romeo e Giulietta e qualcosa mi si ruppe dentro; una premonizione, una strisciante consapevolezza paranormale o forse solo l’istinto primitivo che avverte gli Animali dell’arrivo di un terremoto: stavo correndo verso il culmine del Nero! Stelle, come un Romeo che galoppa da Mantova a Verona pazzo di dolore, io vi sfido! 
Stelle, io vi sfido! 

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Estratto:

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Lisa - Mosca cieca

 

 

 

Non avevamo detto niente a nessuno, per fare una sorpresa a Harald. Thorger aveva avvisato soltanto Konstantin, visto che era sua la villa di Los Angeles in cui saremmo stati ospitati.

Quando arrivammo era sera e si stava tenendo un party a bordo piscina. La proprietà era enorme, roba molto lussuosa ma anche tanto pacchiana, ostentata, com’era Konstantin, dopotutto rispecchiava la sua personalità.

Ci fece entrare di nascosto e ci portò nella camera degli ospiti che era stata preparata per noi. La stanza era grande quanto quella che avevo a Genova, con annesso un bagno; la finestra dava su un ampio parco; c’erano dei quadri di nudi femminili alle pareti e non del genere fine: dopotutto era casa del porco!

Visto che era una festa in piscina e faceva molto caldo, scendemmo direttamente in costume e ciabattine ma io mi legai anche un pareo in vita, sia perché mi sentivo più a mio agio sia perché Thorger mostrava chiari segni da primitivo se scopriva qualcuno a fissarmi, figurarsi se anziché la faccia mi fissava il sedere! Era un problema suo, doveva venirne a capo ma, visto che non mi costava andargli un po’ incontro, lo facevo.

C’erano almeno centocinquanta persone, che si divertivano, ballavano, bevevano, arrostivano carne e nuotavano in piscina.

Quando individuammo Harald, era bendato e stava giocando a una specie di Mosca cieca, solo che c’erano solamente ragazze attorno a lui; quando ne acchiappava una, doveva toccarla e cercare di riconoscerla; Thorger mi spiegò che ogni tanto ci buttavano in mezzo un ragazzo in bikini e parrucca lunga, per morire dal ridere. Non avrei fatto un gioco così nemmeno a dieci anni, innocente, figurarsi adesso, mi sembrava soltanto un modo per toccare belle ragazze; difatti l’organizzatore del gioco era Konstantin!

Ci avvicinammo per aspettare che il turno di Ra finisse e si togliesse la benda dagli occhi; finché non indovinava, infatti, doveva continuare.

Brand ci venne incontro e ci salutò, sorpreso di vederci, quindi si fermò accanto a noi a guardare il gioco, commentandolo e dicendo che Harald sinora aveva fatto schifo perché, su tre che ne aveva acchiappate, non aveva riconosciuto manco quella che s’era portato a letto due anni prima.

Ecco, non azzeccò nemmeno la quarta!

Immaginavo che lo scopo di un gioco del genere fosse non farsi prendere, invece mi pareva che queste ragazze, alcune delle quali avevo già visto a New York, rimanessero nella sua traiettoria apposta per farsi agguantare o forse avevano tutte dei riflessi da schifo.

Konstantin apparve fulmineo davanti a me e, prima che potessi capire cosa stesse facendo, mi aveva rapita e praticamente buttata fra le braccia di Harald, che mi afferrò subito.

Ormai tanto valeva stare al gioco, non volevo certo rovinare il divertimento; e l’effetto sorpresa sarebbe stato assicurato se mi avesse riconosciuta, anche se ne dubitavo visto che non aveva identificato nemmeno una con cui aveva fatto sesso. Lanciai un’occhiata a Thorger ma lui stava fulminando Konstantin.

Harald trattenne un istante il respiro, come se qualcosa l’avesse sorpreso, poi, piano, disse “Ok, sentiamo un po’ cosa c’è qui!”

Mi riconcentrai su di lui, muta per non facilitarlo.

Mi afferrò anche l’altro polso e con entrambe le mani risalì sulle mie braccia, sino alle spalle.

Harald era sfrontato, ma sapevo che non era volgare, quindi non avevo paura che mi toccasse in punti privati, oltretutto sinora non l’aveva fatto con quella che avevo visto io e presupponevo che, se Thorger avesse avuto il minimo dubbio che potesse accadere, mi avrebbe portata via. Mi corressi immediatamente: probabilmente no, non avrebbe potuto far vedere a tutti i presenti che deteneva dei diritti su di me! Quindi, alla fine, ero in balìa della galanteria di Harald o della sua assenza.

Le sue mani arrivarono sulle mie spalle, scesero di nuovo e poi si spostarono sulla vita, cingendola forse per capire quanto fosse stretta e poi, per un istante solo, sui fianchi, probabilmente per il contrario, per capire quanto li avessi pronunciati.

Lanciai un’altra occhiata a Thorger e lui mi fece un sorriso, forzato.

Harald si spostò sulla mia pancia e mi fece il solletico involontariamente ma riuscii a trattenere la risatina che gli avrebbe svelato la mia voce; mi toccò l’ombelico, per sentire forse se avessi un piercing visto che molte di quelle ragazze ce l’avevano. Mi prese ancora le mani e girò tra pollice e indice l’anello che portavo all’anulare.

Mi stava toccando in un modo che mi sorprese: era delicato ma in un certo senso era anche deciso, come se si stesse gustando la mia pelle.

Il mio corpo lo riconobbe, facendomi tornare in mente l’unica volta che mi aveva toccata, a Genova, mentre ci baciavamo. C’era stata molta passione quella sera all’Avalon e mi stupivo che ne stesse mettendo altrettanta adesso, con una sconosciuta in un gioco scemo davanti a centocinquanta persone! Forse era eccitato e basta! Insomma, gli Uomini sono Uomini e restano più primitivi quando si tratta di certe cose! Però non c’era volgarità o quel tipo di rapacità, era qualcosa di diverso, che non riuscivo a catalogare. Quello che capivo era che adesso mi era più comprensibile che le ragazze che stavano con lui volessero restarci o almeno avere il bis. Abitavo coi gemelli e frequentavo la loro compagnia da abbastanza tempo da aver ascoltato molti racconti in proposito.

Sentirlo così appassionato mi mise in imbarazzo e probabilmente arrossii, sperando che le luci fioche mi nascondessero abbastanza!

Risalì alle mie spalle, il collo, la testa e infilò le mani fra i miei capelli, percorrendoli sino in fondo per capire quanto fossero lunghi; le sue mani arrivarono oltre metà schiena. Lo sentii trattenere il respiro un momento e si avvicinò un po’ di più. Come un cieco, mise una mano sul mio viso e iniziò a percorrerlo piano, soffermandosi soprattutto sul naso e sulle labbra. Il suo pollice spinse delicatamente il mio labbro inferiore e la mia bocca si schiuse.

Avvampai. Ok, adesso il gioco mi stava imbarazzando molto, anche se non mi stava toccando niente di sconveniente! Non sembrava un gioco, ma preliminari o coccole! Il suo tocco era gentile ma molto caldo. Thorger mi toccava così, spesso, di solito dopo aver fatto l’amore.

Evidentemente i gemelli avevano un tocco meraviglioso, probabilmente ce l’avevano tutti i Musicisti! Perché mi stupivo? Harald, poi, suonava il pianoforte divinamente!

Mi toccò l’orecchio destro e contò i buchi alle orecchie, a cui portavo sempre dei piccoli punti luce; ma non li contò veramente, disse il numero prima di passarvi le dita: tre! E poi lo stesso dall’altro orecchio: quattro! Solo che lo disse pianissimo e lo sentii solo io.

Doveva avermi riconosciuta per forza e mi stupii che avesse una tale memoria e che, soprattutto, non mettesse fine al gioco.

Tornò ai miei capelli e me li toccò ancora, infilandovi dentro le dita e percorrendoli sino alla fine; poi si avvicinò di più, mentre la gente intorno cominciava a lanciare acclamazioni da stadio perché praticamente nessuno sapeva che ero la ragazza del fratello, altrimenti avrebbero avuto un po’ più di buon senso. Tenendomi delicatamente per le spalle si curvò su di me, tanto, vista la sua altezza e affondò il viso nel mio collo, fra i miei capelli, aspirando il mio odore “Lisa!” disse, pianissimo.

Io ero pietrificata.

Era un gioco stupido!

Sapevo di piacergli in quel senso, visto che a Genova voleva portarmi a letto, quindi era meglio evitare certi giochetti.

Konstantin era un demente ma non potevo prendermela con lui perché non avevo la certezza che qualcuno dei loro amici sapesse come fossero andate esattamente le cose tra noi tre in Italia. Forse Brand sapeva qualcosa perché era il miglior amico di Thorger ma non ne ero certa e, comunque, Brand mi aveva dato l’impressione di essere una di quelle persone che piuttosto che riferire una confidenza si darebbe fuoco! Era molto più probabile che il colpevole fosse Konstantin: era il miglior amico di Harald, quindi era possibile che gli avesse confidato del nostro bacio sbagliato all’Avalon e, superficiale e porco com’era, aveva pensato di fare una goliardata.

“Lisa!” disse forte, togliendosi la benda.

La gente acclamò.

Posò finalmente gli occhi su di me.

“Sorpresa!” esalai.

“Che cosa vinco?” fece un sorrisetto dei suoi, poi il porco venne a sollevargli un braccio e a fargli fare il giro degli astanti come fosse un pugile vincitore.

Thorger mi si avvicinò ma visto che c’era troppa gente non mi prese per mano, invece in quel momento avrei tanto voluto che lo facesse “Sorpresa perfettamente riuscita!”

“Konstantin è un deficiente!”

“Sì, gliel’ho detto! Meno male che Ra non ti ha toccato le tette!”

“Cosa?? Perché, lo fa in questo gioco?”

“Se lo fa?? Lisa, lo facevo anch’io! L’abbiamo inventata noi questa variante. Te l’ho detto che sono preoccupato per lui: ha tenuto sempre le mani a posto!”

“Scusa, quale sarebbe il premio?”

“Beh, la regola è che può partecipare solo gente disponibile...”

“Single?”

“Disponibile.”

“Non è la stessa cosa?!”

“Eh no, Lisa!”

“Siete dei maiali!”

Scoppiò a ridere “Hey, io non gioco più!”

“Insomma, qual è il premio?”

“Un bacio.”

“Pensavo peggio!”

“Cioè di meglio?!” sorrise “Quello è implicito... la maggior parte delle volte finivamo la serata con la ragazza indovinata alla Mosca cieca, se ci piaceva abbastanza. E le ragazze si buttavano, perché sapevano che spesso, anche se giocava solo uno di noi due, la serata sarebbe stata con entrambi...”

“Uno dopo l’altro?”

Lui rise, piano “Di solito no...”

Cercai d’impedire alla mia mente di formare l’immagine di Thorger che si faceva un’altra condividendola col suo gemello. Cambiai discorso “Konstantin sapeva benissimo che così facendo avrebbe impedito a Ra di riscuotere il premio!”

“Voleva solo movimentare il gioco! Immagino che dopo tutti quei fallimenti la cosa stesse diventando noiosa!”

“Quindi sono stata l’equivalente di un maschio in bikini e parruccone?”

Thorger sghignazzò “In effetti!”

Mi coprii le orecchie con le mani “Quanti buchi ho?”

Probabilmente la conta era sfuggita al pubblico, perché mi guardò come se non capisse ma rispose ugualmente “Sette!” disse “Quattro e tre!” si avvicinò al mio orecchio “E hai una piccola cicatrice sul polso destro e una minuscola voglia di caffè sul fianco sinistro!”

“Ok!” mormorai. Era talmente vicino che il suo respiro mi solleticava la pelle. Quanto avrei voluto poterlo abbracciare, baciare, prendere per mano, come una coppia normale, com’eravamo a Genova nella nostra esistenza di prima!

“E io?” si coprì le sue, sorridendo, facendo un passo indietro per ripristinare una distanza non sospetta.

“Uno a destra e due a sinistra.” ce li aveva anche Harald, se l’erano fatti insieme “E il piercing...” avrei voluto toccarglielo, era lì proprio in vista ma io non potevo mai permettermi di toccarlo in pubblico.

“Lo vuoi toccare, vero?!” sussurrò, riabbassando le mani “Più tardi puoi farmi quello che vuoi...”

Harald, da lontano, attirò la sua attenzione con qualche movimento in codice “Scusa, mi sta chiedendo di salvarlo da quei due. Vogliono che gli facciamo da modelli per una sfilata a Parigi. Vado da lui!”

“Certo, siamo qui apposta! Mi butto sulla carne alla griglia.”

Mi sussurrò all’orecchio “Adoro che tu sia così carnivora!”

“E vedrai stanotte!”

Gli venne quello sguardo, quello da primitivo che mi carica in spalla e mi trascina via per copulare tra le fratte. Ma il pensiero di suo fratello lo fece desistere “Guarda che non dimentico!” e se ne andò.

Io andai alla griglia, mi riempii il piatto e mi sedetti su uno dei lettini da piscina. Tirai fuori lo smartphone e scrissi ad Alex: Quanti buchi ho alle orecchie?

Dopo due minuti mi rispose: Lo sai che ore sono qui?? Ti sei fatta di crack?

Indagine.

Boh! Cinque?

Sbagliato! Comunque mi sei stato utilissimo.

Trovati un altro spacciatore!

Ti chiamo domani.

Prima detossicati!

Buonanotte!

Era fantastica prima che tu m’infastidissi!

Perché lo tieni acceso?

Perché stavo scopando e scusa ma non ho fatto in tempo a spegnerlo!

Mi rispondi mentre scopi??

Abbiamo finito e lei è crollata. Sai che le distruggo! Eh eh!! ☺

Chi è?

Erasmus francese.

Sicuro che non sia una star del Rock?

Magari!

Roba seria?

Non sia mai!

Stai diventando uno scopatore seriale?

Ci sono solo tre donne nel mio cuore: mia sorella, tu e Diana. Mi sa che non cambierà mai. ♥

Mi vuoi ancora bene anche se sono andata a vivere con uno che conosco da così poco? O sono dipartita anch’io?

Tu per me non dipartirai mai. Comunque la cugina di Diana era insopportabile!

Mi manchi.

Anche tu.

Se va male vengo a Londra con voi.

Devo preoccuparmi??

No, va tutto bene! Ma mi piace sapere di avere un nido altrove.

Cip cip!

Ribuonanotte!

Bye!

Misi via il telefono e trovai due ragazze sedute davanti a me su un altro lettino: bambola bionda e bambola bruna; non le avevo mai viste, in effetti quelle che avevo veduto a New York in discoteca con tutti noi erano appena cinque o sei.

Mi stavano fissando.

“Ciao?!” buttai lì.

“Come sei fortunata!” sospirò bambola bionda.

“Pensi che potremmo venire con te? Magari anche una sola, ce la giochiamo tra noi. Glielo chiedi?”

Sbattei le palpebre perplessa “Scusate?!”

“Glielo chiedi? Digli che Summer e Penelope vogliono unirsi alla festa.”

Il mio cervello iniziava a dare un senso logico alle loro frasi sconnesse “Intendete Ra?!”

“Perché, ci sarà anche T?! T’invidio da moriiireee!” enfatizzò “Ho sentito dire che va avanti tutta la notte, che è capace di farti giochetti finché non lo implori di dartelo!” sospirò bambola bionda.

Ok, la volevo uccidere!

“Harald invece non è da giochetti, è un toro scatenato! Una, due volte al massimo, ma tu di più non ce la fai. Scopa fortissimo! Benissimo!”

Avvampai.

Bambola bionda si girò verso bambola bruna “Come invidio anche te, che l’hai provato due estati fa!” sospirò.

Erano lobotomizzate! Forse si erano fatte troppe permanenti, lisciature e tinte in testa. Quella roba chimica doveva essergli penetrata prepotentemente nel cervello. Evidentemente tutti gli accorgimenti miei e di Thorger funzionavano alla grande, perché sembrava che nessuna avesse idea che lui era impegnato. Meglio: che io ero la sua ragazza! Considerata l’evidente levatura morale delle tipe in questione, probabilmente il solo saperlo impegnato non le avrebbe fermate! Vedendo il livello ormonale delle partecipanti, una notizia del genere si sarebbe sparsa a macchia d’olio!

“Scusate, non ci sarà nessun festino stanotte! Almeno non tra me e Ra!”

“Allora con T? Ti abbiamo vista parlare anche con lui!”

Stavo per esplodere ma non potevo, dovevo mantenere un profilo basso.

“T’imbarazzi? Ti lascio scegliere la posizione che vuoi!” fece, munifica, bambola bionda “Ho sentito che a Thorger piace che gli si offra... sai, una variante! La vuoi offrire tu? Se no io ne sarei più che felice!”

Ok, questo mondo mi faceva schifo! Queste ragazze mi facevano schifo! Mi facevano un po’ schifo anche Thorger e Harald, in questo momento!

Mi alzai di scatto, per poco non rovesciando il piatto “Nessuno toccherà il mio sedere!!”

Poi mi ritrovai Harald davanti. Tempestivo!

Le due lo fissarono subito sbavanti, anche se lui si era infilato una maglietta.

Doveva per forza aver sentito tutto, infatti stava cercando di trattenere una risata “Ciao Lisa, sono qui per riscuotere il mio premio!” fece il serio, parlandomi in inglese, poi ebbi immediatamente conferma di ciò che avesse udito perché più piano aggiunse in italiano “E ti prometto che non insidierò il tuo bel...”

“Sta’ zitto!” sbottai.

Bionda e bruna rimasero a bocca aperta ma forse non era perché mi ero permessa di zittire Ra Stark, probabilmente era per ciò che mi aveva appena chiesto.

Si stava divertendo come un matto, aveva capito al volo la situazione! Lanciai un’occhiata verso Thorger ma mi dava le spalle, stava ancora parlando coi due tipi di prima.

Harald tese la mano “Andiamo?” e mi fece l’occhiolino.

Lo guardai proprio come la prima volta, con lo sguardo di Medusa.

“Riconosco lo sguardo!” fece. S’avvicinò al mio orecchio e sussurrò in italiano “Preferisci restare qui con troietta uno e due che ti fanno il terzo grado?!”

Guardai di nuovo Thorger, stavolta mi stava osservando, mi fece un sorrisino e tornò a parlare con quei ragazzi. D’accordo, era impegnato e sapeva che ero in buone mani! Accettai la mano di Harald.

Quelle due per poco non si pararono davanti a noi.

Lui gli fece uno sguardo strappamutande “Spiacente, ma stanotte mi concentro soltanto su una!”

Stavano sbavando letteralmente, avrei giurato di vedere un filo di bava!

Ra mi diede un piccolo strattone e io mi mossi, seguendolo e ben presto fummo lontani dalle luci e dal rumore.

“Dove mi porti?”

“Dove nessuno possa darti fastidio per un po’. Hai bisogno di calmarti!” disse, piano.

Doveva conoscere bene la proprietà di Konstantin, perché dopo poco eravamo in una parte del parco, deserta, illuminata a stento da luci solari camuffate da pietre; si fermò sotto un grande albero.

“Stavi per scoppiare!” disse e mi lasciò la mano.

Solo allora mi resi conto che me l’aveva tenuta per almeno cinque minuti.

Si sedette e si appoggiò al tronco.

Lo imitai “Suppongo di sì!”

“Avresti iniziato a urlare di lasciare in pace il tuo ragazzo!”

Mi mordicchiai un labbro “Dici che sarei stata così stupida?”

“Sei molto impulsiva, ti va subito il sangue alla testa. Forse le avresti picchiate e basta!”

“Io non picchio!”

“Io me li ricordo, quel calcio e quella ginocchiata ben assestata a Thorger in aeroporto!”

“Ok, lasciamo perdere!” ripiegai le gambe e ci nascosi la testa in mezzo; presi un grosso respiro e lo rilasciai “Tanto per parlare, cosa fanno nella vita quelle due, oltre che sbavarvi addosso?”

Lo sentii fare un risolino “Summer è assistente di produzione, Penelope è una modella.”

“Sembrano modelle tutte e due!”

“Qui a Los Angeles l’aspetto è importante per lavorare in un certo ambiente. Comunque Summer è brava nel suo lavoro, un paio dei nostri video li ha girati il regista con cui lavora, quindi l’ho vista in azione.”

“Ah, quindi è possibile avere dei neuroni attivi sotto a tutti quegli ormoni!”

Rimase zitto un lungo istante “Molte ragazze vogliono solo divertirsi e non vivono il Sesso come evidentemente lo vivi tu!”

“Guarda che anch’io mi diverto quando faccio certe cose!”

“Ma tu devi farle con qualcuno che ami e che ti ama altrettanto; o sbaglio?!”

“Non ti sbagli! Ti sembra così strano?!” sulla difensiva.

“In questo mondo sì! Ma no, io non lo trovo strano! Sei una ragazza molto rara, Lisa! Anche nel tuo, di mondo. Te l’assicuro!”

Certo, sapevo quanto si fosse divertito in Italia!

“Sei speciale...” disse pianissimo.

Risollevai la testa e lo guardai.

“Pensi male di me ora?” serio.

“Per quello che dicevano? Lo sapevo che vita facevate...”

“Non la faccio più...”

“Harald, non sono affari miei con chi vai a letto e il modo in cui ti sei guadagnato il soprannome di toro, scatenato per giunta!”

Trattenne una risata “Come mi chiamano??”

Ributtai la testa giù e per un lungo momento nessuno parlò. Sentivo, lontano, il rumore della festa, ma lì sembrava di essere in un’altra parte del mondo.

“È diverso!” dissi dopo un po’.

“Che cosa?”

“Thorger mi ha raccontato tante cose e diceva di vergognarsene adesso. Io pensavo di aver capito ma vedere dal vero questo tipo di ragazze e ascoltarle... beh, in effetti mi ha fatto un po’ schifo!”

“Perché tu sei pulita...”

Risollevai il volto per vedere i suoi occhi, capire se ci fosse del sarcasmo, ma non c’era “Lo dici come se loro non ti piacessero...”

“È complicato!”

“Come no!”

“Lisa, siamo Uomini!”

“Come se questo fosse una perpetua scusa!”

“In certe cose siamo rimasti animali! Ma se dovessi scegliere una ragazza con cui fare una famiglia, non sceglierei mai una di loro, anche se io per primo ci sono andato.”

“Suona molto maschilista!”

“Suona molto scientifico! Selezione naturale! L’esemplare con cui sfoghi l’istinto non è necessariamente quello migliore per perpetuare la specie.”

“Sono abbastanza sicura che non ci sia questa possibilità, nella teoria evoluzionistica! A me continua a suonare maschilista!”

“Ognuno ha diritto alle proprie opinioni! Ammettilo, ti faccio schifo!”

“Ognuno ha diritto alla redenzione!” ribattei.

Fece un sorrisino “Ogni volta che sono con te, capisco sempre meglio perché Thorger ti voglia! Ed è la scelta giusta, la stessa che farei io se dovessi scegliere la mia donna.”

“Beh, se la scelta era tra bambola bionda o bambola bruna diciamo che ho vinto facile! Penso che l’ultimo neurone se lo sia succhiato la permanente!”

Lui rise.

Aveva una bellissima risata, ti faceva sentire come se tu fossi la persona più divertente del mondo.

Aveva fatto tornare anche a me un po’ di buon umore “Perché non lo fai più? Sempre quel discorso che ti sei stufato delle storie veloci?”

“Sì!”

“Thorger è un po’ preoccupato per te...”

“Incredibile! Se faccio il bravo ragazzo si preoccupa!”

“Ti vede diverso e vuole capirti!”

“Per questo siete venuti?”

“Gli mancavi...”

“Mancavo anche a te?” con un sorrisetto sarcastico.

“Non fare lo scemo! Certo!” sorrisi “Guarda che ero più che d’accordo a venire!”

“Ok, chiedere è lecito!” ripiegò le gambe e mi ci cadde l’occhio; erano molto proporzionate, come quelle di Thorger, ma le sue erano un po’ più muscolose.

Ero grata che perlomeno avesse addosso una t-shirt sopra al costume, perché la teoria dell’Imprinting con me funzionava alla grande, soprattutto con un ragazzo che era praticamente identico a quello che mi piaceva pazzamente! Spesso gli occhi mi fregavano e mi mandavano un colpo all’inguine, prima che quell’istinto venisse cancellato dal mio cuore.

“Com’erano le Maldive?”

“Come se non ti fossi sentito con Thorger tutti i giorni!” lo presi un po’ in giro.

“Ma io lo sto chiedendo a te. Lui non mi ha detto niente, dell’isola. Solo del bungalow!”

“Siete due cretini!”

Si fece di nuovo una risata “Scherzo! Lo sai che non condivide più con me certe informazioni!”

“Sono contenta di farti divertire così tanto!”

“Beh, dopotutto mi devi un premio!”

M’incuriosì “Lo avresti davvero riscosso? Voglio dire, se avessi indovinato una ragazza disponibile!”

“Un bacio da una tipa carina potevo anche prenderlo, ma sarebbe finita lì!”

“Veramente?”

“Sì!”

Titubai, non volevo fare la maestrina, però era difficile resistere all’impulso “Lo sai che quando si cerca insistentemente qualcosa è proprio quando non la si trova?”

“Allora sono fregato!”

“Essere nello spirito adatto aiuta ma non devi accanirti. Un giorno conoscerai una ragazza e capirai che è quella che vuoi per sempre.”

Mi osservò serio, zitto per un lungo momento “Per te è stato così?”

“No, mi ci è voluto un po’, non è stata una cosa a prima vista!”

“Ma ci credi nel colpo di fulmine?”

“Sì, col mio ex era successo così: l’ho visto alla fermata dell’autobus, mi ha guardata e sbam!... Però poi non è durata, quindi forse è meglio adesso.”

“Sei molto innamorata, vero?!” chiese, piano, come se potesse sentirci qualcuno.

“Sì!”

Lui espirò forte. Sembrava che tutto il divertimento di un attimo prima fosse sparito dall’aria.

Mi si contrasse qualcosa dentro “Sto facendo di tutto per mantenere la mia promessa... non te lo porterò via, me ne prenderò solo un po’. Un bel po’, se possibile!” tentai di rassicurarlo.

“Non è per questo...”

Aspettai che si spiegasse ma non lo fece e io non osavo approfondire.

Guardai verso la direzione della piscina e lui dovette mal interpretare.

“Non possiamo ancora tornare!” mormorò.

Cercai di nuovo i suoi occhi “Non volevo mica farlo! Mi piace stare qui con te a parlare. Sei un po’ diverso, quando siamo soli.”

“Davvero?!”

“Fai meno il duro!”

Fece un sorrisetto ma non sembrava allegro.

“Comunque perché non potremmo tornare?”

“Anche se ora non mi interessano quelle ragazze, non voglio certo rovinarmi la reputazione!”

“In che senso?”

“Secondo te, se davvero stessi riscuotendo tutto il premio, ti rimanderei indietro entro venti minuti?!”

“Ah!” arrossii, per fortuna non c’era abbastanza luce.

“Sei arrossita, vero?!”

“Chi diavolo sei, un mastino?!” sbottai.

Si fece un’altra risata.

“Stasera sono proprio esilarante!”

Mi prese una mano, ancora ridendo e me la baciò “Sei adorabile!” la mise subito giù ma me la sentivo strana, come se avesse preso vita propria.

“Comunque potrebbero essere venti minuti intensi!” aggiunsi.

“Ne impieghiamo dieci per andare e tornare! E almeno uno per spogliarci e metterci in posizione, a freddo, senza preliminari.”

“Nove minuti intensi?! E pensi che una che porti qui ci arrivi a freddo? Guarda le bambolone di prima, sbavavano solo a guardarti! Avrebbero lasciato la scia sull’erba tipo lumache!”

“Nove minuti?? Diavolo, devo preoccuparmi per T?! I suoi standard sono così tanto calati? O sei tu che non lo prendi abbastanza?!” ridacchiò.

“Scemo! Ok, in effetti nove minuti ti rovinano la fama!”

“Mi prendo molto più tempo, te l’assicuro! E a me almeno un minuto servirebbe, per scaldarmi, non mi farei certo la passeggiata sino a qui già pronto. Non si cammina mica bene, in quelle condizioni!”

“Me l’hai detto veramente?!”

“Sei fortissima quando t’imbarazzi! L’ultima volta che ho visto una ragazza imbarazzata avevo quindici anni e ci stavamo spogliando entrambi per la prima volta.”

“Adesso mi sotterro!”

Lui rise ancora “Naturalmente, se qualcuna te lo chiedesse, sei pregata di dire che sono stato fantastico! Oppure: no comment, ma col sorriso sulle labbra!”

“Cosa preferiresti?”

“Che hai urlato per le meraviglie che ti ho fatto?!”

Mi presi la testa tra le mani, scuotendola “Sei terribile!”

“È carino detto da te!”

“Senza speranza!” scuotevo ancora la testa.

“Beh, visto che dobbiamo far passare almeno un’altra mezz’ora, mi racconti di lui?”

“Di chi?”

“Di Jack!”

“Ti ho già detto un po’ di cose...”

“Come si smette di amare qualcuno?” serio.

Harald era così: un attimo prima ti prendeva in giro e rideva a crepapelle, quello dopo ti parlava dei misteri dell’Universo.

“Oh... non è che lo decidi! Non puoi mica schiacciare un interruttore!” lo assecondai.

“Sarebbe comodo, poco doloroso!”

“Purtroppo fa molto male. È uno stillicidio. Ogni volta che ti delude, ogni volta che ti ferisce, un pezzetto di lui se ne va dal tuo cuore. Alla fine resta il suo posto vuoto. Quello resta per sempre!”

“Quindi fa molto male? Più male che amare qualcuno che ci fa soffrire?”

“Non lo so... per me le due cose coincidevano! Lo amavo, mi faceva soffrire e pian piano ho smesso di amarlo. Il fatto che non mi facesse male intenzionalmente, ma perché era fatto così, non mi feriva di meno. Anzi, probabilmente se fosse stato uno stronzo avrei trovato la forza di lasciarlo molto tempo prima.”

“Gli vuoi ancora bene, non è vero?!”

“Sì, vorrei sapere che è felice! Abbiamo condiviso tante cose importanti, i nostri anni più verdi, d’oro! Amerò sempre com’eravamo insieme, quando tutto era nuovo e pulito e noi eravamo entusiasti. Ci sentivamo così forti, nel nostro sentimento, nella nostra passione, come fossimo due dèi che camminano in mezzo ai mortali. Gli errori che abbiamo fatto, li abbiamo commessi nell’innocenza. Ci amavamo veramente, perlomeno come si può amare a diciott’anni... non lo so! La prima volta che ci si innamora è come uno tsunami, travolge tutto ma, se riesci a cavalcare quell’onda altissima, ti porta sino al cielo, ti fa vedere un mondo nuovo, almeno per un po’ finché non si abbatte sulla riva sbattendoti giù!” sapevo di infervorarmi quando parlavo di certe cose, probabilmente il mio lato romantico, poetico e letterario veniva fuori prepotentemente. Thorger mi guardava pendendo dalle mie labbra quando facevo discorsi del genere ma, con uno come Harald, non sapevo se mi avrebbe presa in giro o se avrebbe risposto con altrettanta poesia. Lui era un cavallo metà selvaggio e metà docile, ma mai domato e non potevo prevedere quale faccia mi avrebbe mostrata. Non gli uscì alcuna battutina, mi guardava molto interessato e con l’espressione seria, quindi continuai “Sei mai stato innamorato?”

S’irrigidì, poi annuì con un solo cenno.

Ecco, un’altra caratteristica: spesso mi raccontava dettagli intimi della sua vita con una spontaneità per me imbarazzante, altre volte si chiudeva a riccio e assumeva l’espressione concentrata e priva di emozioni degna di un terminator.

Io però ero molto curiosa e talvolta non riuscivo a frenarmi, forse per questo mi ero sempre circondata di amici espansivi “Ti va di raccontarmi qualcosa?”

Esitò “Cosa vorresti sapere?”

“Non lo so. Chi era, ad esempio... mi hai detto che l’unica storia seria che hai avuto è stata con Anabel...”

“Volevo bene ad Ana, gliene voglio ancora adesso! Mi piaceva molto, ero tanto preso... come lo può essere un adolescente alla prima cotta corrisposta! Ma non era amore, quello è più maturo, più profondo. Sai, Romeo e Giulietta sono morti nell’entusiasmo di una cotta pazzesca!”

Feci un sorrisetto “Lasciami le mie illusioni!”

“Ok, ragazza romantica e illusa!” sorrise.

Poi il mio cellulare prese a squillare e io non ebbi più la sua risposta, anche se sembrava riluttante a darmela. Lo tirai fuori dalla micro borsina che portavo a tracolla “È Thorger!”

“Digli che siamo dal nostro albero!”

Risposi e non appena riattaccai Harald si mise a raccontarmi dei due stilisti che li volevano per una sfilata a Parigi; dopo pochi minuti vedemmo comparire Thorger e il mio cuore iniziò a battere più veloce.

Lui si sedette accanto a me e mi sfiorò le labbra con le sue “Siete spariti!”

“Harald mi ha salvata da bambola bionda e bambola bruna!”

“Summer e Penelope!” chiarì.

“Roba pesante! Stai bene?” fece Thorger.

“Perché? Avrebbero potuto farmi male fisicamente?!” perplessa.

Mi scostò un ciuffo dalla fronte, sorridendo “No, ma sono molto insistenti!”

“In effetti penso che mi abbia portata via quand’ero sul punto di esplodere...” ammisi “...continuavano a parlare di te e Ra, in quel senso...”

“Ma io non sono stato con nessuna delle due!” si difese Thorger.

“Ma sembra che chi vi ha provati ne abbia parlato ampiamente!” gli rifilai.

“Io Penelope, due estati fa...”

“Ricordo... una Mosca cieca!”

“...insistente anche a letto! Anziché godersi il mio estro dava istruzioni. Una rottura di palle!”

“Non credo di voler sapere questi dettagli!” chiarii, lagnandomi.

Harald fece un sorrisetto.

“Volete tornare alla festa?” chiese Thorger.

“Noi non possiamo!” indicai me e suo fratello “Harald sta riscuotendo il premio della Mosca cieca e dice che gli ci vuole almeno un’oretta per non rovinarsi la reputazione!”

Thorger scoppiò a ridere.

“Se tra un po’ torniamo tutti e tre insieme, Lisa diventerà la ragazza più invidiata della serata!” fece Harald.

Thorger scivolò dietro di me e mi fece da schienale, facendomi appoggiare sul suo petto e cingendomi la vita con le braccia “Non voglio che la invidino tutti... voglio che passi inosservata!” si abbassò, sprofondando il volto nel mio collo.

“Meglio che pensino che io sia il premio di tuo fratello, piuttosto che la tua ragazza!”

“Sì, totalmente!” annuì Thorger “Però strangolerei qualcuno!” ma sorrideva “Vorrei poter gridare a tutti che sei mia!”

Stava per uscirmi un super assenso alla sua affermazione, ma mi morsicai la lingua. Sapevo che si rodeva per questa situazione e volevo rendergli la vita più semplice, non certo colpevolizzarlo per qualcosa che non dipendeva direttamente da lui; così gli chiesi della sfilata a Parigi.

Restammo almeno altre tre ore a parlare di tante cose, probabilmente diventando comunque la ragazza più invidiata della serata, presumibilmente si stavano chiedendo quali numeri da Circo mi stesse facendo Ra Stark in tutto quel tempo! Mi piacque vedere quanto Thorger fosse contento di essere lì, abbracciato a me ma accanto a suo fratello; dopo un po’ io rimasi zitta sempre più a lungo, mentre loro due si facevano discorsi tra fratelli, tranquilli, a proprio agio anche se c’ero io.

Adoravo questi due splendidi ragazzi che erano entrati nella mia vita! Mi sentivo bene, al sicuro, come se avessi di nuovo una famiglia con cui rinchiudermi nel nido.

...

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