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Pulsar

(Le cose che non sapevamo di noi)

Stars Saga - 4

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Può un cuore spezzato essere ricomposto, senza sembrare una mostruosità? 
Forse, l'unica persona che può rimetterne insieme i pezzi, è la stessa che te l'ha frantumato. 

La storia d'amore tra Lisa e Thorger, tra la semplice studentessa genovese e la tormentata rockstar statunitense, iniziata in "Come la coda delle comete" e cresciuta in "Black Hole", è caduta in "Supernova, come un angelo precipitato agli Inferi. L'impatto della caduta sarà tremendo e vasta l'area che ne verrà coinvolta. Vi sono scelte che non ci appartengono, determinate dal Fato: l'unica scelta che possiamo operare è come affrontare ciò che ci viene posto sul cammino. Vi sono errori ai quali non si può rimediare? O, a volte, l'Amore da solo può bastare? 

...Avevo preso il coltello piantato nel mio cuore e poi l'avevo ingoiato basta non averlo più sotto agli occhi ma continuava a ferirmi, a farmi sanguinare, a distruggermi dentro inesorabilmente. 

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Estratto:

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Quando avevo aperto gli occhi e l’avevo visto, già sveglio, che mi osservava con tenerezza, il mio cuore aveva saltato un battito. Mi aveva accarezzata una guancia, poi era passato alle mie labbra.

“Sei rimasto?” avevo chiesto piano.

Il suo sguardo s’era rabbuiato “Volevi che me ne andassi?!”

Gli avevo sorriso “Avrei potuto tagliarti una ciocca di capelli e venderla all’asta!” l’avevo preso in giro, ricordandomi ciò che mi aveva raccontato tempo prima.

L’ombra sul suo viso era passata subito e aveva sorriso di rimando, sollevato.

“Da quanto te ne stavi lì a spiarmi?” avevo chiesto.

“Un po’!”

“A cosa pensavi?”

“A noi!” aveva risposto, allungando una mano e sfiorando la mia pancia “Al mio piccolo Kuehn!”

“Hey, non ti facevo sdolcinato!” l’avevo preso in giro.

“Sono troppo felice per preoccuparmi di questa tua errata opinione!” s’era stretto a me ed eravamo rimasti in silenzio per un lungo momento “Pensavo che le cose si sistemeranno. Non so come, ma noi tre troveremo un modo. Probabilmente Thorger non vorrà vedermi per un pezzo! Non so cosa farà con te ma so che poi ce la faremo, troveremo un equilibrio.”

Avevo sollevato il volto per guardarlo “Come lo sai?”

“Perché ci amiamo tutti e tre!”

L’avevo fissato un lungo istante, poi mi ero raggomitolata contro di lui ed eravamo rimasti in silenzio per un bel po’, mentre mi accarezzava la pancia con tenerezza.

“Vorrei tanto restare qui, nella nostra palla di vetro...” aveva detto dopo “...ma devo proprio andare!”

“Resta ancora un po’!” avevo mormorato.

Era sceso giù e si era fermato a baciarmi la pancia, tanti piccoli baci, mentre io affondavo le dita tra i suoi capelli.

“Devo fare tante cose...” aveva risollevato il volto “...lo sai che oggi devo dirglielo...”

Nonostante fossi preparata, mi era mancato il respiro. Sapevo che era giusto che fosse lui a dirglielo e una parte vigliacca di me ne era anche sollevata, ma avrei voluto che quel momento non arrivasse mai, poter vivere in un istante cristallizzato in cui non ci veniva ancora richiesto di pagare per le nostre debolezze; un istante in cui io non avevo ancora perduto Thorger perché lui non lo sapeva; un istante in cui, soprattutto, non restavamo impotenti a guardare un ragazzo spezzarsi in migliaia di pezzi. Avevo pensato tanto ma non ero riuscita a trovare una risposta: sapevo di amare Thorger, sapevo di aver scoperto di amare un po’ anche Harald anche se in modo molto diverso, ma erano state molte, molte di più, le cose che non sapevo, soprattutto di me stessa, del mio cuore. Perché si cade? Perché è impossibile non farsi del male, cadendo? Perché l’impatto della nostra caduta può coinvolgere ciò che ci sta intorno? Era una mera questione di Fisica? E perché sapevo che mi sarei fatta più male rialzandomi? Quelle ore con Harald le avevo vissute come se facessero parte di un’altra me, di un’altra vita, qualcosa che gli dovevo, qualcosa che era giusto, che era naturale, accadesse. Ma avevamo riattraversato lo Specchio e ora dovevamo raccogliere qui ciò che avevamo seminato in quell’altra dimensione. Thorger mi aveva fatta soffrire tanto, aveva avvelenato la nostra storia con le sue paure, ma non si meritava quel che gli avevamo fatto alle spalle, anche se l’amore di Harald era enorme. In verità io non meritavo nessuno dei due!

“Lisa, sarà una giornata terribile, anche se per me adesso è stupenda. Ma dovrò fargli molto male e questo fa star male anche me.”

“Lo so!”

“Alle undici dobbiamo essere a registrare il video del prossimo singolo... ne farei a meno ma è un impegno fissato da mesi e probabilmente sarà l’ultimo videoclip dei Supernova. E la canzone, lo sai, è per te! Non solo le sue parole, ma la mia musica! Sarà tua per sempre.” e il suo sguardo s’era velato per un istante, come se pensasse che noi due non saremmo stati persempre e non per colpa sua “Dovremmo finire per le sei. E poi glielo dirò. Non so che cosa succederà dopo, probabilmente verrà comunque qui da te, per farselo dire in faccia.”

“Voglio parlargli da sola!” avevo chiarito.

“Me l’aspettavo...” aveva mosso la mano sulla mia guancia, pizzicandomi dolcemente tra pollice e indice, il suo sguardo però s’era incupito e io ne avevo capito il perché.

“Non mi farà del male…” in un soffio.

Harald era rimasto zitto, aveva soltanto annuito; dopo poco aveva aggiunto “Voglio parlarne prima a mia madre, è meglio che lei e Ulrich siano preparati al ciclone!”

“A questo non avevo pensato!” avevo mormorato “Mi odierà anche lei...”

“Non ti odierà! Lo sa che sono innamorato di te, l’aveva capito tanto tempo fa e io non ho negato.”

“Quindi... te ne vai adesso?!” come ogni volta con lui, non ero pronta a salutarlo.

Era risalito alle mie labbra e aveva fatto il suo sorrisetto impertinente “Vuoi farlo ancora una volta?”

Io ero arrossita, manco fossi un’educanda. Non stavo pensando a quello, adesso, una parte di me ne era già pentita e continuavo a pensare a quanto male stessi facendo a Thorger. Era che non ero pronta al fatto che quella giornata avesse inizio.

Non aveva infierito, anzi s’era fatto serio “E dopo dovrei andare via pensando che l’abbiamo fatto per l’ultima volta?!” in un soffio, non intuendo i miei veri pensieri.

Il mio cuore aveva saltato un battito e avevo dovuto rispondergli “Io non lo so, cosa succederà...”

Nei suoi occhi avevo letto che lui, invece, temeva già cosa sarebbe accaduto.

Era sempre stato chiaro, sia a me sia a lui, che ciò che avevo fatto era stata una debolezza durata qualche ora. E quelle poche ore, in una vita intera in cui ero riuscita a mantenermi salda, le avrei pagate molto care e le avrei, soprattutto, fatte pagare anche ad altri. Mi spaccava il cuore, perché odiavo fargli del male ma era così: per quanto gli volessi bene, per quanto avessi perso la testa vedendo Thorger con Astrid, per quanto fossi stata travolta dal suo amore, non potevo dargli davvero ciò che voleva.

S’era chinato di nuovo su di me. Il suo corpo mi voleva, ma aveva nascosto la testa sul mio petto ed era rimasto immobile, calmando il respiro “Non voglio restare ancora con te, adesso, pensando che sia un addio...” aveva detto “...preferisco rimanere in sospeso!” aveva risollevato il volto e cercato i miei occhi “Se vorrai dirmi addio per sempre, non deve accadere così!”

“Io non vorrò mai dirti addio per sempre...”

Aveva fatto un piccolo sorriso, triste “Ma non potrai averci entrambi. L’Amore vuole l’esclusiva, lo sai...”

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